Frare a domanda risponde

Giancarla Frare, artista di origine veneta residente a Roma, è la protagonista della mostra Ricomporre il frammento – segno traccia memoria. La personale è ospitata all’Istituto nazionale per la Grafica di Roma (ING), nelle sale di Palazzo Poli, dall’8 marzo fino al 1 maggio 2012. La mostra, curata da Antonella Renzitti, si inserisce nel ciclo di iniziative promosse dell’istituto e denominato Grafica: femminile singolare. Con questa esposizione si vuole evidenziare e celebrare il dato culturale quale elemento centrale e di partenza nei lavori della poliedrica artista.

Giancarla Frare (Benevento, 1950) si è formata negli anni ’70, tra Napoli, Urbino e Venezia. Già dal 1995 prende parte a diverse biennali internazionali. Nel 2008, l’artista vince il premio della Biennale dell’incisione contemporanea della città di Bassano del Grappa con una delle tre incisioni a punta secca, del ciclo Figure di pietra (1995), che fanno parte della collezione dell’istituto. La relazione tra la parola e l’immagine è un elemento caratterizzante dell’artista. Le condizioni del volo (1979-87) è un corpus formato da 25 disegni che nascono dall’interpretazione pittorica dei versi del poeta esistenzialista austriaco George Trakl (1887-1914). In mostra viene riproposto questo affascinante lavoro giovanile con il quale l’artista vinse, nel 1981, il premio del Museo d’arte moderna di Ca’Pesaro a Venezia, ora donato da Frare all’Istituto. I lavori realizzati invece a partire dal nuovo millennio, nascono intorno al concetto di traccia, intesa come quel frammento di qualcosa che non c’è più, che l’artista rappresenta sempre con un suo proprio rigore intellettuale.

I ruderi, simboli allo stesso tempo dell’oblio e della memoria, nei lavori della Frare, sono il fulcro della composizione spaziale oltre che punti di riferimento e di incontro tra il suo mondo interiore e la vastità di frammenti dell’antico. Nei suoi lavori è forte il sentire dello scorrere del tempo, dove il segno sulla carta traccia qualcosa come un ricordo, forme e spazi, provenienti dall’inconscio privato dell’artista. Versatile è la ricerca di Giancarla Frare, che comunque mantiene una coerenza di fondo, non solo nelle tematiche ma anche nello stile e nelle procedure: dalla incisioni a puntasecca e i disegni a china su carta, della produzione giovanile, ai pigmenti naturali e inserti materici e fotografici, più recenti. Il disegno e la memoria giocano a dare senso all’immagine, che non ha bisogno di molto colore per essere prepotentemente espressiva. La mostra all’ING propone anche un video, un altro linguaggio congeniale all’artista, di cui fa uso per la seconda volta all’interno della sua carriera ed è l’argomento che abbiamo scelto di approfondire direttamente con lei.

Cosa ti ha spinto ha scegliere questa forma espressiva?
Guardando a ritroso il mio percorso ho sempre costruito sequenze: dal ciclo su Trakl, alle opere più recenti dove spesso il tema è il sistema della “messa in memoria” del frammento, della progressiva perdita di dettaglio, della cancellazione mnemonica del primitivo elemento. Il tempo è il vero tema sotteso e quello che il tempo determina nel suo scorrere.

Quale significato gli attribuisci?
La scelta del mezzo pittorico è legata alla mia scelta d’espansione anche fisica nello spazio. La scrittura è il massimo momento introiettivo, la fotografia è un esercizio di confronto con “la cosa” e la sua archiviazione. Il video invece è il mezzo che racconta meglio la proiezione dell’esperienza vitale e temporale, cuce tra loro le fratture che altrove rimangono tali.

In mostra proponi il video Stati di permanenza, Gina (2010). La continuità con il tuo lavoro in questo caso è rintracciabile nel riferimento che fai con la memoria e il tempo, non è così?

Ho filmato Gina, nella sua casa all’esquilino, per 5 anni documentando la persistenza mnemonica di quello che di letteratura aveva studiato in gioventù. Era una ripetizione ossessiva e il video monta insieme quattro passaggi di quelle riprese. Il suo corpo racconta di una progressiva fragilità, ma la memoria, solo di quei passi, permane quasi intatta. Le riprese su di lei si alternano a quelle fatte di notte nel mercato coperto del quartiere. Il tema del video è quello dei resti, il più possibile astratti, frammenti generici di scorie.

Nell’ambito della settimana della cultura, il giorno 20 aprile si terrà, nelle sale della mostra , l’incontro dal titolo Dialoghi sapienti: incontro sull’opera di Giancarla Frare, al quale parteciperanno Daniela Fonti, Stefano Catucci, Giancarla Frare e Antonella Renzitti.

Fino al 1 maggio 2012
Sale piccole di palazzo Poli, via Poli 54, Roma
www.grafica.beniculturali.it